SAN ROSSORE
1945/1998
Davide Del Giudice
All’interno del parco naturale
di San Rossore, già tenuta reale dei Savoia ed in seguito tenuta
presidenziale, nel 1945 gli americani allestirono un grande campo di prigionia
denominato "POW Camp n° 339".
In realtà non si trattava
di un solo campo, ma di diversi settori della grande tenuta che vennero
disboscati e disseminati di baracche e tende. Prima dei prigionieri italiani
della RSI e dei tedeschi, vi avevano trovato alloggio le varie divisioni
alleate in addestramento o a riposo dal fronte. I prigionieri arrivarono
qui nel 1945 e quasi tutti i soldati repubblicani vi soggiornarono prima
di essere inviati nei campi di Coltano. A San Rossore vissero la prigionia
anche molti volontari dei paesi dell'Est Europa arruolatisi nella Wermacht.
I soldati repubblicani, e tra di essi molti uomini della SAN MARCO, non
stettero troppo male a San Rossore, perché il cibo era sufficiente
(razioni da combattimento USA in pacchi di cartone), e il dormire sulla
soffice sabbia non era proibitivo nelle miti notti di maggio. La dura prigionia
di Coltano sarebbe venuta di li a breve. Gli italiani, in ogni modo, approfittando
delle manchevolezze dei servizi di guardia dei soldati di colore della
92a Divisione USA, riuscirono in diversi casi a fuggire, come un ufficiale
della "Leonessa" che, afferrato il Garand ad un soldato alleato
glielo assestò pesantemente sul capo, fracassandogli il liner dell'elmetto,
fuggendo poi in maniera rocambolesca, assieme ad un camerata e vagando
per giorni nella tenuta, dormendo nelle tane dei cinghiali, prima di raggiungere
l'agognata libertà. Non altrettanto bene andò il tentativo
di fuga di due giovanissimi gemelli livornesi già ufficiali della
GNR; furono visti allontanarsi dalle sentinelle e falciati senza pietà.
Era il 5 maggio 1945. Nei giorni successivi le razioni individuali calarono
notevolmente e le sigarette cominciarono a scarseggiare. Il 10 giugno 1945
i prigionieri italiani furono incolonnati a piedi e, passando per Pisa
tra gli scherni ed i lazzi della popolazione, raggiunsero i campi 337 e
338 di Coltano: Oggi, dopo 53 anni, solo alcuni spiazzi ancora disboscati
e diverse scritte in inglese ormai sbiadite su quelli che furono i muri
delle autorimesse, ci ricordano che in questo luogo un tempo c'era un campo
di prigionia. Ma la sabbia cela in se ancora preziosi cimeli che il nostro
fidato metal detector individua dopo ore di paziente ricerca. Affiorano
tra le altre cose un Leone di San Marco con ancora tracce di vernice rossa,
ed un gladio da giubba, mute testimonianze d'uomini coraggiosi che in un
tempo ormai lontano sacrificarono la loro giovinezza e poi anche la vita
in nome degli ideali di Patria e Onore.
SAN MARCO N. 21. Luglio-Settembre 1998
(Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)
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